Le città che non ti aspetti: cronaca semiseria di una divergente convergenza

Bologna e TorinoDue Torri in bilico.
In Sala Dibattiti, alla Festa Nazionale de l’Unità (Parco Montagnola di Bologna, dal 21 aprile al 3 maggio 2015), sul tema “Sfide dei Governi Locali”, ci sono sul palco anche il sindaco Virginio Merola e Piero Fassino.
I due sindaci non lo sospettano nemmeno (o forse si?) ma le città che amministrano sono rispettosamente degne di un trattatello comparato di antropologia culturale e, chi scrive, prova a cimentarsi nell’impresa con la convinzione che questo possa essere più divertente che utile; per l’onore di cronaca, preme, tuttavia, evidenziare che, chi scrive, non è la sola e che mi prima di lei ha fatto di più, e meglio, il prof Gianfranco Pasquino che decise, perfino, di candidarsi a sindaco nella tornata elettorale del 2009.
Stupore: è il commento del bolognese che visita Torino e del torinese che visita Bologna. Il primo commenta con un “ ’scolta ma Torino è bella, io pensavo fosse tutta color grigio Fiat e invece no: è pulita e ben tenuta”, il secondo replica “senti neh, ma io ho sempre sentito parlare di Bologna come la città dei portici, belli si, ma tutto sporco”.
Trasporti pubblici: la bellezza della città medievale, raccolta nelle mura, non aiuta la viabilità, nonostante la ZTL con le numerose deroghe. Da vecchie cartoline sbiadite dell’amico Roberto, ho appreso che c’e stato un tempo, non lontano, in cui anche a Bologna viaggiavano i tram. La metropolitana è tabù per i più perché “Bologna è diversa e ha i canali sotto la città”, dimenticando che sotto la manica passano treni e che i vari Civis e Crealis non sono la soluzione. Lo sa bene Torino che, prima di avere la metropolitana computerizzata senza conducente, che collega in 12 minuti la periferia al centro della città, ha viaggiato con la “metropolitana leggera”, sorta di jumbo tram di superficie, che oggettivamente, con il senno di poi, non avrebbe mai potuto essere la spina portante della mobilità cittadina.
Viabilità: a Torino la tangenziale, a tre corsie, taglia fuori la città, collegando anche tutti i centri della periferia. Non è mai accaduto che un incidente in tangenziale abbia paralizzato la città come è successo a Bologna, a giorni alterni, in una settimana particolarmente sfortunata del mese scorso. È diseconomico che Bologna, città turistica ed industriale, accusi ritardi e disagi nel traffico urbano ed extraurbano: io non so andare in bicicletta e non ho particolare simpatia per i ciclisti da quando uno di questi, sotto i portici, mi ha investita procurandomi una frattura scomposta (e scomparendo con la pedalata assistita della bici acquistata con il concorso spese del comune).
Lavoro: grande industria metal meccanica, ormai in disarmo, e piccola media azienda (definita dal sociologo economico Bagnasco “Terza Italia”) più agile a rispondere al mercato, ad adattarsi velocemente a nuovi orizzonti e tendenzialmente in risalita dopo la grande crisi (che pure non è stata devastante). Per Torino, invece, una ripresa economica che non c’è.
E poi ci sono i due sindaci sul palco, entrambi al primo mandato nel 2011 e in scadenza nel 2016.
Saltiamo a piè pari l’aspetto fisico e le virtù di natura extrapolitiche; garantito che Piero Fassino non è mai stato grasso né particolarmente avvenente, tuttavia gli sarebbero state imputate numerose liaison, fors’anche felsinee, e che Merola, nonostante il cognome, non è mai stato protagonista di sceneggiate strappalacrime, anche perché chi di solito si emoziona è lui, ciò che fa più riflettere è la nuova edizione del Governance Poll, elaborata da Ipr Marketing, che quantifica il consenso medio raccolto dai primi cittadini nella propria città e che è stato pubblicato con particolare enfasi da più quotidiani (cfr Il Sole 24 Ore, 20 aprile 2015).
Fassino è 7, Merola recupera un penultimo posto con un 98/99.
Per Merola, e per il PD bolognese, è un segnale d’allarme. È il crollo del mito del buon governo sotto le due torri, il fastidio nei confronti di un sindaco che non viene sentito come attore nel territorio, il giudizio negativo sull’operato del primo cittadino e della sua giunta.
Tra i due, spessore ed esperienza politica sono differenti.
Merola è stato approssimativo e autoreferenziale: il sottosegretario Baretta viene chiamato più volte Bressa e si sprecano le continue citazioni di renziana cultura nella cieca convinzione che il Presidente del Consiglio altro non sia che il sindaco dei sindaci metropolitani, così come il sindaco di una città metropolitana è il sindaco dei sindaci dei comuni limitrofi (sic!).
Fassino, quale Presidente dell’Anci, ha prospettato politiche locali forti e socialmente pesanti. In un futuro, non lontano, i comuni per rispettare vincoli di bilancio potranno essere costretti a ridurre il personale dipendente: il jobs act anche per i pubblici dipendenti? Definirei, infine, Fassino un pro-Renzi non particolarmente convertito, considerando, inoltre, la naturale riservatezza del sabaudo doc.
Non so come abbiano privatamente concluso la serata i due sindaci. Spero che si siano confrontati sulle politiche locali da loro perseguite: da parte mia propongo un gemellaggio anomalo per un breve periodo.
Mandiamo Merola a Torino e facciamo venire Fassino a Bologna. Non so se Virginio Merola apprezzerà le montagne ma sono certa che Piero Fassino gradirà lasagne e tagliatelle. Chissà che “Bologna la grassa” riesca a fargli prendere qualche Kg?